(Il pranzo del G7 secondo un’intelligenza artificiale leggermente maschilista. Va bene che i politici sono tutti uguali, ma così è un po’ troppo. Immagine generata da DALL-E)
Ho capito, ho capito, ho capito: c’è stato il G7 a Borgo Egnazia. Lo ripetete tutti da una settimana: MELONI-G7-BORGO EGNAZIA. Madonna, sembra la “Cura Ludovico” di Arancia Meccanica. Ho afferrato benissimo il concetto: c’è stato il G7 di Meloni a Borgo Egnazia. Ora devo solo capire cos’è il G7, cos’è Borgo Egnazia, e perché ci sono i meme in giro di Joe Biden. Con le poche forze rimaste dopo un matrimonio umbro, cercherò di rispondere senza farti perdere tempo a tutte le tue domande. Partiamo dalla più facile: Borgo Egnazia è un lussuoso resort in Puglia vicino a Savelletri di Fasano, per capirci a metà tra Bari e Brindisi. Un ex analista finanziario Aldo Melpignano ha investito 150 milioni di euro e sei anni del suo tempo per creare da zero questo hotel diffuso che sembra un piccolo villaggio pugliese con tanto di pietra calcarea. Lo conosco bene perché ho avuto la fortuna di soggiornarci nel 2019 per coprire un noiosissimo evento sugli Esg. Se ti stai chiedendo se mi sono perso dentro il resort, la risposta è sì, ma a mia discolpa si estende per 45 ettari.
L’immagine di te mentre ti aggiri tra case bianche e terreno deserto cercando la Spa come fosse il Polo Nord è commovente. Ma cos’è il G7? Il G7 è una espressione giornalistica che si usa dal 1976 per descrivere il summit annuale del “Gruppo dei 7” paesi con le economie più avanzate del mondo: Stati Uniti, Germania, Giappone, Regno Unito, Francia, Italia e Canada. O meglio le economie più avanzate di allora. Cina e India, in teoria, occuperebbero il secondo e quinto posto per forza economica (scalzando l’Italia all’ottavo, ma da cinquant’anni c’è questa convenzione e nessuno ha voglia di cedere potere o di cambiare nome. Anche perché il G7 non è solo un incontro economico, ma anche politico e occidentale (a cui si aggiunge il Giappone che è il più occidentale e filo americano tra i grandi paesi asiatici).
E perché hanno deciso di incontrarsi una volta all’anno? Per diverse ragioni: perché incontrarsi tutti insieme fisicamente in un unico luogo permette di prendere decisioni in modo più facile e risolutivo rispetto a telefonate e incontri bilaterali. È anche un modo per attirare attenzione mediatica su uno o due dossier da risolvere e in qualche modo cercare di dettare l’agenda politica globale, anche se negli ultimi tempi ha perso di importanza.
Si incontrano sempre a Borgo Egnazia? Facile così fare il politico. No, ogni anno è un luogo diverso. Lo sceglie a turno uno dei sette paesi del G7. La prima riunione informale del 1975 avvenne nel castello di Rambouillet, poco lontano da Parigi. Fu voluto dall’allora presidente francese Valéry Giscard d’Estaing ( l’Emmanuel Macron di allora, in molti sensi) per elaborare una risposta comune alle crisi petrolifere, politiche ed economiche di quel periodo. Fu l’unica volta in cui non partecipò il Canada che fu invitato dall’edizione successiva, chiamata per comodità G7.
L’Italia quante volte l’ha organizzata? Con questa fanno sette volte. Le prime due edizioni del G7 in Italia furono entrambe organizzate a Venezia nel 1980 e 1987 ma nonostante la location d’eccezione non sono passate alla storia. Fa invece parte di uno strano abbaglio collettivo l’edizione del luglio 1994 a Napoli che viene erroneamente scambiata anche da giornalisti affermati per il momento in cui Silvio Berlusconi ricevette il suo primo avviso di garanzia da presidente del Consiglio. Quel momento storico è avvenuto davvero a Napoli, ma qualche mese dopo, il 22 novembre del 1994 durante la conferenza internazionale sulla sicurezza e fu preceduto dallo scoop del Corriere della Sera.
(Una rappresentazione non molto realistica di me perso nel resort a Borgo Egnazia nel 2019. All’epoca ero abbastanza multitasking, ma non così tanto da avere tre mani. Immagine generata da DALL-E)
Mah, momento storico per voi giornalisti, mica per noi. Io non ricordo neanche quando giocherà l’Italia la seconda partita dell’Europeo. E le altre volte dove l’hanno organizzata in Italia? Incastonato nell’immaginario nazionale c’è il G8 di Genova del 2001 in cui morì il manifestante Carlo Giuliani e che vide una delle proteste più grandi e violente del movimento no-global culminata con gli scontri nella Scuola Diaz e gli atti di tortura da parte delle forze dell’ordine nella caserma di Bolzaneto, considerati crimini contro l’umanità nella sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 7 aprile 2015. Tutt’altro tono il 2009, quando la sede italiana dell’allora G8 fu cambiata in corsa. Inizialmente era previsto nell’arcipelago sardo de La Maddalena ma fu spostato a L’Aquila per mostrare vicinanza agli abruzzesi dopo il terribile terremoto.
Sapientino, c’è un refuso. Hai scritto “G8”, intendevi G7. A meno che questi incontri non siano dei sequel, tipo Fast&Furious. No, intendevo proprio G8 perché per due decenni il forum si è allargato alla Russia, quando Vladimir Putin era ancora considerato diplomaticamente presentabile. Dal 1997 al 2013 il format si è chiamato G8, salvo poi riprendere il vecchio nome quando la Russia ha deciso di annettere unilateralmente la penisola della Crimea, strappandola all’Ucraina. Un antipasto geopolitico di quanto accaduto in seguito. L’ultima volta, l’Italia aveva organizzato il G7 a Taormina, in Sicilia. Era il 2017 ma sembra una vita politica fa. Per la settima edizione italiana quest’anno il governo Meloni ha scelto Borgo Egnazia. E comunque Italia-Spagna si gioca il 20 giugno, alle 21.00.
Grazie. Sette volte G7 mi sembra una filastrocca troppo appetitosa per non essere usata dai giornalisti. Infatti ho chiamato così una delle puntate del podcast “Scenari 2024” che Linkiesta ha realizzato per Intesa Sanpaolo. Se ti va di sentire la mia voce nasale così vicina al Silvio Muccino di “Come te nessuno mai” qui ci sono le puntate. Lì ti dirò anche qual è stato l’unico G7 annullato della storia.
Sì certo, credici: sto già mettendo le cuffie. Ma che si dicono in questo incontro annuale? Tante cose. Il G7 si è evoluto da un incontro principalmente focalizzato su questioni economiche e finanziarie a un forum che affronta una vasta gamma di tematiche globali, tra cui cambiamento climatico, commercio, salute globale e politica di sicurezza. Dal 1998 il G7 non si riduce a un solo incontro all’anno. Il Paese ospitante non si limita all’organizzazione logistica degli eventi, ma detta in un certo senso l’agenda politica del gruppo. Stabilisce le priorità e gli argomenti che verranno discussi e negoziati convocando riunioni tematiche con i ministri dei sette paesi.
Quindi quest’anno tocca all’Italia. Sì, il meeting più importante è quello organizzato a Borgo Egnazia dal 13 al 15 giugno dove si sono prese alcune decisioni mediaticamente più forti (te le dico dopo). Ma il governo Meloni ha organizzato altri piccoli eventi di cui nessuno ha parlato anche in altre città italiane, ognuna con un tema specifico. A Verona e Trento i ministri del G7 hanno discusso di Industria, Tecnologia e Digitale; a Stresa si sono riuniti i ministri delle Finanze, a Capri i ministri degli Esteri, a Venezia quelli della Giustizia. L’impegno italiano non finisce a Borgo Egnazia, ci saranno altri meeting nella seconda parte dell’anno: a Siracusa si parlerà di agricoltura, a Matera di pari opportunità e ad Ancona di salute. E per la prima volta nella storia, la presidenza italiana organizzerà un G7 ministeriale dedicato alla disabilità e all’inclusione delle persone con disabilità il 14,15 e 16 ottobre ad Assisi e Perugia.
E ti pareva che non mettevi la tua Perugia. Immagino l’invidia dei ministri della Salute dei governi del G7 verso i loro colleghi degli Esteri. Perché Meloni ha scelto proprio Borgo Egnazia per l’evento più importante? Abbiamo tante città importanti: Milano, Roma, Terni, Bussolengo. Per evitare quanto successo a Genova nel 2001, il governo italiano ha abbandonato le grandi città (e le grandi manifestazioni di protesta), scegliendo mete abbastanza isolate dove poter alimentare l’immagine positiva e turistica dell’Italia. Cosa c’è di meglio di un resort in mezzo al nulla, abituato a gestire l’arrivo di migliaia di persone ogni anno? Anche perché da tempo al G7 non partecipano solo i sette leader delle grandi economie, ma di volta in volta vengono invitati altri capi di Stato per rendere il meeting più influente.
E quest’anno? Uno su tutti Papa Francesco. Ed è il motivo per cui c’è stata un po’ di tensione tra gli addetti diplomatici dei paesi del G7. Gli Stati Uniti (assieme a Francia e Canada) hanno criticato l’Italia per aver rimosso il riferimento all’accesso "sicuro e legale" all’aborto nella dichiarazione finale, un impegno preso al G7 di Hiroshima del 2023. Giorgia Meloni ha tenuto il punto sfruttando il potere di paese organizzatore. Secondo alcuni retroscena tutti da verificare, la presidente del Consiglio avrebbe giustificato la scelta come volontà di non fare uno sgarbo al Papa, ma non le ha fatto davvero dispiacere, viste le sue posizioni politiche antiabortiste.
Altri ospiti importanti? Il presidente argentino Javier Milei, quello ucraino Volodymyr Zelensky. Ma anche Narendra Modi, Primo Ministro dell’India, Luis Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile (invitato in qualità di Presidente del G20). Così come la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. Meloni ha invitato tantissimi altri leader anche perché per lei questa era un’occasione unica di accreditarsi a livello internazionale.
Ho smesso di leggere a “presidente argentino”. Cosa hanno deciso in questo benedetto G7? Se mi dici che è finita a tarallucci e vino mi disiscrivo. Sui taralli non so, ma a panzerotti sì, perché li ha citati la stessa Meloni nella conferenza stampa finale e sono convinto che i leader del G7 abbiano apprezzato il menù dello chef Massimo Bottura. Sul vino non ci giurerei: era quello prodotto da Bruno Vespa.
Ok, sei simpaticissimo e hai fatto capire il rapporto ambiguo tra giornalismo, vino e politica, nonostante tu sia astemio. Mi dici che hanno deciso? I leader del G7 hanno preso diversi impegni significativi per affrontare il cambiamento climatico, sostenere la ripresa economica globale post-pandemia, con un focus su investimenti in infrastrutture sostenibili. Altri temi trattati hanno incluso la sicurezza internazionale e la gestione dei flussi migratori.
Poi? La pace nel mondo? Anche io sogno che Federico Dimarco non batta più rimesse laterali o che un deejay non sbagli qualsiasi transizione musicale a un matrimonio, ma non basta scriverlo per realizzarlo. Hanno preso qualche impegno più concreto? Sì. La decisione più importante riguarda l’Ucraina. È passata finalmente la proposta degli Stati Uniti di prestare altri 50 miliardi di dollari all’Ucraina per la sua ricostruzione, usando come garanzia una parte dei circa 260 miliardi di dollari di beni della banca centrale russa bloccati nei conti correnti di diverse banche occidentali. I sette leader hanno sostenuto all’unanimità l’accordo per un cessate il fuoco immediato a Gaza, chiedendo ad Hamas il rilascio di tutti gli ostaggi e all’Iran di «cessare le sue azioni destabilizzanti».
E basta? Che pigri. No, c’è di più anche se mediaticamente non è accattivante: i leader del G7 hanno promesso di sbloccare almeno venti miliardi di dollari in investimenti per l’empowerment delle donne nei prossimi tre anni e di sviluppare un marchio per sostenere l’implementazione del Codice di Condotta Internazionale per le Organizzazioni che sviluppano sistemi avanzati di AI. Nelle 36 pagine della dichiarazione finale c’è anche il lancio della iniziativa “Energy for Growth in Africa” per sostenere lo sviluppo industriale e sostenibile del continente africano e “Apulia Food Systems” per migliorare la sicurezza alimentare globale e la resilienza climatica. Infine i sette governi hanno promesso di migliorare le Banche Multilaterali di Sviluppo per renderle più efficienti, con l’obiettivo di aumentare i prestiti della Banca Mondiale di settanta miliardi di dollari nei prossimi dieci anni.
(La pizzica di Meloni al G7. No, non ha ballato con Sunak. Ma se l’IA lo ha messo nell’immagine è perché non l’unico a pensare che ci sia una attrazione tra i due. Immagine generata da DALL-E)
Che barba, che noia. Ma è successo qualcosa di divertente almeno? Sì: Meloni ha ballato la pizzica, Joe Biden è rimasto per qualche secondo imbambolato a guardare il cielo cercando di capire se sarebbero atterrati altri paracadutisti della Folgore; il presidente argentino Milei ha fatto una smorfia indimenticabile mentre il presidente degli Stati Uniti toccava con la fronte Papa Francesco. Meloni ha abbracciato il premier inglese Rishi Sunak più del diplomaticamente dovuto e un fotografo ha catturato il momento in cui strabuzzava di più gli occhi. Anche se per me il momento più bello è stato l’annuncio finale di Meloni in cui chiama tutti i leader del G7 per nome, così da mostrare di avere un rapporto intimo con loro.
Ah, adesso ho capito i meme su Biden e la foto di Meloni. Ma ti sei sbagliato: Meloni ha ballato la tarantella. Dopo aver dialogato sabato con due amici siciliani di arancino, arancina (e i loro plurali), forse non dovrei avventurarmi in questa distinzione, ma ci provo, sperando di non deludere i nostri lettori pugliesi. Nel caso accetto volentieri correzioni da pubblicare nella prossima newsletter. Pizzica, taranta e tarantella non sono la stessa cosa. La pizzica è una danza di corteggiamento in cui la donna sventola un fazzoletto rosso per invitare il partner con sottofondo un ritmo frenetico di tamburelli, violini e fisarmoniche. Mentre la tarantella non è solo pugliese, ma è diffusa in altre parti del Sud Italia: è solitamente più melodica e meno frenetica, e si balla in coppia. È caratterizzata da movimenti vivaci e allegri, ed è spesso accompagnata dal suono del mandolino e delle castagnette.
E la taranta? Si tratta di una danza popolare legata al fenomeno del tarantismo, un rituale terapeutico diffuso nel Salento fino agli anni ’60. Secondo la tradizione, chi era morso dalla tarantola (il ragno) entrava in uno stato di malessere che poteva essere curato solo attraverso la danza e la musica frenetica. La taranta, quindi, rappresenta sia il ragno che la danza esorcistica che ne derivava.