Non ho capito la terza guerra mondiale
La prima newsletter dopo l'addio di Amadeus alla Rai.
(Immagine generata da DALL-E sulla rivalità tra Inter e Juve con una pessima distribuzione di braccia e mani. Faccio mestamente notare che il tifoso juventino sulla sinistra con la mano destra cerca di rubare la pasta. O tagliarla. Non capisco però perché la partita si giochi a Pisa)
Non potete farmi questo: sono trentatré anni che aspetto questo momento. Siamo a un passo dalla vittoria della Serie A, possiamo finalmente cucirci la seconda stella sul petto e proprio ora Israele e Iran fanno scoppiare la terza guerra mondiale? Fateci giocare almeno il derby contro il Milan. Tranquillo, non c’è nessuna terza guerra mondiale in corso, almeno per ora. Nella notte tra sabato e domenica l’Iran ha lanciato 185 droni, 110 missili terra-superficie e 36 missili cruise ma solo pochi hanno raggiunto il loro obiettivo, causando solo danni modesti alla base aerea di Nevatim nel sud di Israele e il ferimento di una bambina di sette anni, Amina al-Hassouni, colpita dalle schegge di un ordigno nel villaggio di al-Fur'ah, vicino Arad. L’Iran ha lanciato la maggior parte dei missili e droni dal proprio territorio e solo una piccola parte dall’Iraq e dallo Yemen. Il portavoce delle forze armate israeliane Daniel Hagari ha detto che è stato intercettato il 99% dei lanci iraniani grazie allo scudo difensivo antiaereo chiamato Iron Dome per i missili a corto raggio e il sistema Arrow 3 per i missili balistici. Israele ha respinto l’offensiva grazie anche al decisivo aiuto degli Stati Uniti, oltre al contributo logistico di Regno Unito, Francia e Giordania, seppur in minor misura. Non ho la sfera di cristallo, ma è più probabile che si scateni prima una guerra tra juventini e interisti sul numero effettivo di scudetti vinti, visto che uno dei 19 dell’Inter è stato assegnato a tavolino nel 2006.
Posso dire? Lo scudetto più bello di tutti; sempre sia lodato Guido Rossi. Ma parliamo di cose meno serie: perché l’Iran ha attaccato Israele? Perché il 1° aprile 2024 l’esercito israeliano ha colpito con un attacco aereo il consolato iraniano a Damasco, in Siria, uccidendo sedici persone tra cu Reza Zahedi, alto comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche. Per capirci, uno dei Pasdaran più importanti del regime iraniano. Non a caso la base aerea israeliana di Nevatim, l’unica colpita, è la stessa da dove son partiti gli aerei F-35 che hanno ucciso Zahedi.
Aspetta, cos’è un Pasdaran? Un modello di Poltronesofà? No, “Pasdaran” è un termine usato dai giornalisti per riferirsi al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, una forza militare parallela all’esercito regolare iraniano che è alle dirette dipendenze dell’Ayatollah Alī Ḥoseynī Khāmeneī, il capo religioso e politico del paese. Questo corpo militare è stato fondato subito dopo il colpo di stato del 1979 in cui l’Iran è diventata una teocrazia islamica, in cui le leggi statali si basano sulla Sharia, il sistema legale ispirato dal Corano.
E cosa fanno questi Pasdaran? Il loro compito è reprimere rivolte interne e prevenire attacchi stranieri. I Pasdaran controllano la "Forza Quds", una unità speciale coinvolta in attività di intelligence e operazioni militari clandestine per sostenere alleati di Teheran nel Medio Oriente. Zahedi aveva un ruolo cruciale perché coordinava le missioni segrete dell’Iran in Siria e Libano, tessendo in particolare rapporti militari ed economici con Hezbollah, organizzazione paramilitare sciita e antisionista che opera in Libano dal 1982.
Ok, ho capito: l’Iran si è vendicata della morte di Zahedi cercando di colpire Israele con droni e missili. Ma perché gli israeliani hanno ucciso Zahedi? Perché avrebbe avuto un ruolo chiave nel pianificare il massacro del 7 ottobre 2023 operato dal gruppo terroristico palestinese Hamas che ha portato alla morte di 1200 persone in Israele. Parliamo dell’evento che a sua volta ha scatenato il massacro dei civili palestinesi da parte delle forze armate israeliane nella Striscia di Gaza avvenuto in questi ultimi mesi. Quella operazione militare è stata eseguita da Hamas in maniera tristemente efficiente, grazie anche a mesi e mesi di allenamento militare per colpire i punti deboli di Israele. Senza l’aiuto dell’Iran, Hamas non avrebbe mai potuto colpire da sola.
Ma cosa c’entra l’Iran? Israele non sta facendo guerra alla Palestina? Prima di tutto Israele non sta facendo guerra alla Palestina, ma ad Hamas che controlla la Striscia di Gaza e non ha alcuna intenzione di attaccare l’Autorità nazionale palestinese (Anp) che invece governa la Cisgordania, il territorio tra Israele e Giordania.
Va bene, hai vinto il premio Limes: mi dici cosa c’entra l’Iran? Da quando ha cambiato regime politico nel 1979 l’Iran ha dichiarato Israele un nemico dell’Islam e sostiene la causa palestinese come parte centrale della sua politica estera, aiutando finanziariamente, militarmente e logisticamente Hamas in Palestina ed Hezbollah in Libano. Teheran (la capitale dell’Iran) vede l'esistenza di Israele come una imposizione coloniale nel cuore del mondo islamico e considera il sostegno alla Palestina come un dovere religioso e morale. Anche se bisogna chiarire che i palestinesi sono in maggioranza sunniti, la denominazione principale dell'Islam seguita dalla maggior parte dei musulmani nel mondo arabo, mentre gli iraniani sono sciiti.
E che differenza c’è tra i due? I sunniti hanno una struttura clericale meno gerarchica e interpretano in modo più flessibile il Corano. Mentre gli sciiti si trovano principalmente in Iran e credono nel concetto che l'Imam non sia solo un leader politico ma anche un mediatore spirituale senza peccato con una profonda connessione divina.
Ok, me lo segno. Allora se ho capito bene: Zahedi ha pianificato con Hamas l’attentato del 7 ottobre, Israele si è vendicata uccidendolo sei mesi dopo. E ora l’Iran ha risposto a sua volta, attaccando Israele con droni e missili. Mi sorge un dubbio: visto che l’Iran non ha ucciso nessuno, colpirà di nuovo per vendicarsi fin quando non ammazzerà un generale israeliano? Non funziona così. Questa dinamica assomiglia a una faida mafiosa ma non ha la stessa pignoleria contabile negli omicidi. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian ha dichiarato domenica di aver avvertito gli Stati Uniti che l’operazione militare sarebbe stata «limitata, minima e mirata alla legittima difesa e alla punizione del regime israeliano». L’Iran non ha lanciato missili supersonici, ma droni e missili balistici che hanno dovuto percorrere almeno 1200 km prima di arrivare a destinazione e la maggior parte non è arrivata neanche nel territorio di Israele. Per Teheran la faccenda è conclusa.
(La terza guerra mondiale secondo l’Intelligenza artificiale. Sembra più una piantina di Risiko. Immagine generata da DALL-E).
Ma come, l’Iran ha avvertito gli Stati Uniti? Quindi era tutta scena? Sì e no. A Reuters un addetto della amministrazione Biden ha detto che gli Stati Uniti sono stati avvertiti dopo l’inizio del lancio, tramite un intermediario svizzero. Certamente all’Iran non sarebbe dispiaciuto colpire qualcuno degli obiettivi, ma non ha la forza militare né economica per poter sostenere una guerra con Israele nel lungo periodo. Da tempo il paese subisce le sanzioni occidentali che hanno impoverito la sua economia. Inoltre il regime ha passato l’ultimo anno e mezzo a reprimere la rivolta “Donna, vita, libertà” delle giovani iraniane, scoppiata nel settembre 2022 dopo la morte di Mahsa Amini, una giovane donna curda, arrestata dalla polizia morale iraniana per non aver rispettato rigorosamente le leggi sulla hijab. In questi anni, non potendo permettersi una guerra frontale, l’Iran l’ha fatta per procura, finanziando Hezbollah e Hamas in funzione anti-israeliana. Fino a questo momento la strategia ha pagato perché non ha subito perdite e ha costretto Israele a esporsi più volte, compresa la reazione spropositata dopo il massacro del 7 ottobre. Ma l’omicidio di Zahedi non poteva rimanere impunito e ha richiesto una dimostrazione pubblica di forza, almeno per due ragioni.
Quali? La prima è diplomatica. Israele ha violato una consuetudine non scritta del diritto internazionale: le ambasciate e i consolati sono luoghi inattaccabili e non possono essere bombardati neanche durante una guerra ufficiale. Israele non ha ufficialmente rivendicato l’uccisione di Zahedi, ma la comunità internazionale sa che Gerusalemme ha compiuto l’attacco. Se l’Iran non avesse risposto a un affronto diplomatico del genere, per di più a uno dei suoi comandanti più importanti, avrebbe mostrato di essere un paese debole e quindi attaccabile. Ora ha mandato un nuovo segnale, superando una linea rossa che sembrava invalicabile fino a pochi mesi fa. La nuova strategia di Teheran l’ha riassunta Hossein Salami, l’attuale capo dei Pasdaran: «Abbiamo stabilito una nuova equazione: d'ora in poi, qualsiasi aggressione (da parte di Israele) al nostro popolo, alle nostre proprietà o ai nostri interessi scatenerà una risposta reciproca che avrà origine all'interno della Repubblica Islamica dell'Iran». Tradotto, d’ora in poi ad attacco diretto seguirà risposta diretta.
La seconda ragione? La morte di Qasem Soleimani, il generale maggiore a capo della Forza Quds e responsabile delle operazioni militari esterne dell'Iran, ucciso dai droni dell’esercito americano il 3 gennaio 2020, mentre si trovava all'aeroporto di Baghdad, in Iraq. Il suo assassinio fu ordinato dall’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump per mandare un messaggio politico all’Iran e limitare la sua attività di destabilizzazione in Medio Oriente. Gli Stati Uniti stavano lavorando a uno storico accordo tra Israele e Arabia Saudita per normalizzare le relazioni e creare connessioni economiche nella regione. La reazione dell’Iran alla morte di Soleimani non è stata risoluta e ha mostrato una certa debolezza al resto del mondo.
Capito, Teheran non poteva permettere che accadesse una seconda volta. Scusami, ma non capisco: perché Israele ha violato palesemente la consuetudine internazionale? Non avrebbe potuto uccidere in un altro luogo Zahedi? Dubito vivesse tutto il giorno nel consolato come Tom Hanks in “The terminal”. A parte che quello era un aeroporto, ma lasciamo perdere. Per capire le ragioni di questa mossa inusuale devi sapere che al momento in Israele c’è un governo di destra guidato dal premier Benjamin Netanyahu che ora ha tutte le ragioni per prolungare il più possibile la guerra, e quindi rimanere al potere.
Perché? Perché il giorno in cui finirà la guerra contro Hamas sarà lo stesso in cui finirà la carriera politica di Netanyahu. Il premier era già stato ampiamente contestato da una parte consistente degli israeliani per le sue condanne per corruzione e la controversa riforma del sistema giudiziario israeliano volta a indebolire la Corte Suprema, aumentando il controllo politico sulle nomine giudiziarie. L’attacco del 7 ottobre ha cristallizzato la situazione politica e fermato le proteste di piazza in nome dell’unità e della vendetta contro Hamas. Ma quando la guerra sarà finita, Netanyahu dovrà rispondere all’opinione pubblica israeliana delle ragioni di una tragedia accaduta anche per il mancato controllo del governo israeliano che si è fatto trovare impreparato, sottovalutando il confine con la striscia di Gaza per concentrarsi invece sulla Cisgiordania nel tentativo di rosicchiare sempre più terra all’Autorità Nazionale Palestinese.
(L’escalation secondo l’intelligenza artificiale. In ogni caso non finisce bene. Immagine generata da DALL-E)
In che modo ammazzare Zahedi ha prolungato la guerra contro Hamas? Netanyahu ha ottenuto già il suo primo risultato: provocare un attacco diretto dell’Iran verso Israele dopo anni di guerra a bassa intensità per procura. Dopo l’attacco di sabato notte, durato per cinque ore con ripetuti lanci di missili e droni, ora il governo israeliano può giustificare un attacco diretto all’Iran, allargando il conflitto magari al Libano. Ma il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha fatto capire a Netanyahu che non vuole una escalation in Medio Oriente. Lo stesso ha fatto Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea che ha parlato a sua volta col ministro degli Esteri iraniano Abdollahian. Nessuno vuole far scoppiare un’altra guerra, che sia la terza, mondiale o locale.
Oddio questa escalation, l’ho sentita tutta il weekend, ma che vuol dire? Escalation (che si pronuncia eskaleiscion) è un aumento graduale delle ostilità intensificando la tensione tra due parti. Può essere un aumento del numero degli attacchi, l'impiego di forze maggiori o più potenti, o l'espansione del conflitto a nuove aree geografiche o nuovi fronti. In ogni caso nulla di buono. Ci si è messo anche il capo di Stato iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei che dal suo account su X ha scritto un tweet in ebraico (!): «Gerusalemme sarà nelle mani dei musulmani e il mondo musulmano celebrerà la liberazione della Palestina».
Oddio, ci si mette pure l’Ayatollah a scrivere in ebraico. Ci sarà la terza guerra mondiale? Il presidente Israeliano Isaac Herzog ha detto che l’attacco dell’Iran equivale a una operazione di guerra, ma al momento Netanyahu sembra aver accettato la pressione degli Stati Uniti, rinunciando a un contrattacco immediato, ma neanche una newsletter può cristallizzare la situazione. Il premier ha anche rinviato l’operazione militare prevista a Rafah, città nel sud della Striscia di Gaza. Ma non sappiamo se è per raccogliere le forze e attaccare in seguito o se per aprire un altro fronte. Sicuramente dopo quasi sei mesi di guerra nella Striscia di Gaza, il governo israeliano non ha raggiunto il suo duplice obiettivo: liberare gli ostaggi catturati il 7 ottobre e sgominare Hamas una volta per tutte.
Più o meno credo di aver capito tutto, un’ultima cosa: ma perché Israele e Iran si odiano così tanto? Non basterebbero 10 newsletter per spiegarlo bene. Ti metto qui l’estratto di un numero precedente newsletter, quella sulle polemiche di Ghali da Mara Venier, in cui ho provato a riassumere brevemente il conflitto israelo-palestinese. Non è tanto, ma può aiutarti ad avere un’idea iniziale.
Se proprio devi, mettilo. Ma ti anticipo che lo salterò scrollando e poi mi pentirò di averlo fatto quando non capirò perché i paesi arabi ce l’hanno con Israele. Il 29 novembre 1947, le Nazioni Unite imposero agli inglesi con una risoluzione di abbandonare il controllo della Palestina, dividendola in due potenziali Stati uguali: uno ebraico e uno arabo. Quello arabo non nacque in protesta contro la decisione dell’Onu di dare un territorio agli ebrei, mentre quello israeliano è stato proclamato il 14 maggio 1948. Subito dopo la dichiarazione di indipendenza, Israele fu attaccata da diversi Stati arabi (tra cui Egitto, Giordania, Siria, Libano e Iraq). Nonostante fosse numericamente inferiore e avesse risorse limitate, Israele riuscì a respingere gli attacchi arabi e a espandere i territori assegnatigli dall'ONU, conquistando altre aree che erano state designate per lo stato arabo, ma non tutte. Dopo l’armistizio del 1949 l’Egitto occupò quel rettangolo di territorio che ora si chiama Striscia di Gaza, mentre la Giordania occupò una grande fetta di territorio destinato allo (mai nato) stato palestinese chiamato oggi Cisgiordania (cioè al di qua della Giordania). Dal 1949 a oggi ci sono state altre guerre tra Israele e gli Stati arabi per il controllo di quei territori tra cui la Crisi di Suez (1956), la guerra dei sei giorni (1967), la guerra del Kippur (1973), il conflitto del Libano (1982). Fino al 1987 Israele aveva come principale avversario l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp), che verso la fine degli anni ‘80 aveva abbandonato la lotta armata per trovare una soluzione diplomatica. Ma proprio nel 1987 nacque Hamas, un'organizzazione islamista che non riconosce lo stato d’Israele, vuole la sua dissoluzione e per farlo compie attentati terroristici. Per evitare di combattere contro due fronti, Israele stipulò nel 1993 gli Accordi di Oslo con l’Olp, prevedendo la creazione di un'autorità politica ufficiale palestinese e un percorso verso la soluzione della creazione dei due Stati. Il percorso si è interrotto a causa di due eventi chiave. Il 4 novembre 1995, il premier israeliano Rabin che aveva firmato gli Accordi fu assassinato da Yigal Amir, un estremista israeliano di destra che si opponeva alla cessione di territori ai palestinesi. Poi tra il 2006 e il 2007 Hamas ha preso il controllo della Striscia di Gaza, dopo un conflitto con Fatah, la principale componente dell'Olp. Questa divisione tra Fatah, più incline alla negoziazione e al compromesso, e Hamas, fermamente opposta a Israele e impegnata nella lotta armata, ha diviso i territori palestinesi in due: la parte della Cisgiordania a nord-est è parzialmente controllata da ciò che resta dell’Olp ed è rosicchiata da Israele che invia suoi coloni di creare degli insediamenti definiti illegali dall’Onu, mentre la Striscia di Gaza a sud-ovest è (o meglio era) completamente controllata da Hamas. Dal 2006 Israele, con l'aiuto dell'Egitto, ha imposto un blocco a terra, aereo e marittimo sulla Striscia di Gaza per impedire a Hamas di acquisire armamenti e materiali per la costruzione di infrastrutture militari. Il blocco ha avuto profonde implicazioni per l'economia di Gaza e le condizioni di vita dei suoi abitanti, limitando l'accesso a beni di prima necessità, servizi medici e opportunità economiche. Ma allo stesso tempo Hamas non ha sfruttato gli ingenti sostegni internazionali per costruire relazioni diplomatiche con altri paesi e creare le basi per un benessere economico, ma ha usato fondi stranieri per costruire razzi da lanciare contro Israele. Ciclicamente gli israeliani hanno condotto operazioni militari in risposta agli attacchi di Hamas. E qui arriviamo al 7 ottobre 2023, quando Hamas ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele, sorprendendo sia l'intelligence che le forze di sicurezza. I miliziani di Hamas hanno assaltato città e insediamenti dei coloni israeliani (chiamati kibbutz), uccidendo o sequestrando civili, tra cui anziani, donne e bambini. In questi attacchi sono morte quasi 1200 persone. E ne sono state rapite 253. In risposta, Israele ha dichiarato guerra ad Hamas, intensificando le operazioni militari e imponendo un assedio totale alla Striscia di Gaza per eliminare il gruppo terroristico una volta per tutte.
Sono arrivato fin qui ed è la prima volta che ti leggo. Grazie. Ti presento questa newsletter: si chiama “Non ho capito”, esce ogni lunedì mattina e con una serie di domande e risposte ti racconto senza fronzoli la notizia (o le notizie) di cui tutti hanno parlato durante la settimana. Ti dico quali sono i fatti principali da sapere e i dettagli non secondari che alcuni giornalisti considerano scontato ripetere in modo chiaro e semplice. Se vorrai, arriverà nella tua casella mail ogni lunedì. Se vuoi raccomandare questa newsletter a qualcuno inoltra questa mail o condividi questo link: https://substack.com/@florabant. Grazie per la tua fiducia.
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