(La Buchmesseide di Saviano. Temo che l’IA abbia confuso “Gomorra” con “tamarro”, visti il ciondolo e il padiglione. Immagine generata da DALL-E)
Mi spieghi che senso ha andare in ferie a maggio? Hai scelto il peggior periodo dell’anno per non spiegarmi le cose. C’è stato il caso Toti, il flop del redditometro, la condanna di Trump, ma soprattutto i personaggi famosi hanno iniziato a dire parolacce in pubblico. Meloni si è data della «stronza» davanti a De Luca e Saviano ha insultato il governo dicendo Buchmessammamt o una cosa del genere. Prima di tutto maggio è il nuovo luglio: caldo moderato, città vive, pochi turisti, nessuna fila, prezzi adeguati ai portafogli dei millennial. Mese perfetto per i paesi che toccano il Mediterraneo; se fossi andato in Svezia avrei scelto un altro periodo dell’anno. E comunque Saviano non ha insultato nessuno. Si è parlato di lui questa settimana a causa della Buchmesse che non è un insulto in napoletano, ma la fiera del libro di Francoforte sul Meno, la più prestigiosa d’Europa.
Che nome è Buchmesse? Perché in Germania non possono usare nomi dolci per descrivere le cose? In tedesco libro si dice “Buch” e fiera “messe”, quindi è sembrato abbastanza scontato chiamare una fiera del libro Buchmesse. Anzi tecnicamente si chiama la Frankfurter Buchmesse perché ce ne sono altre in Germania. A Francoforte sul Meno esiste almeno dal 1462 (prima non abbiamo prove storiografiche affidabili), quando si trasferirono lì i tipografi Johann Fust e Peter Schöffer dopo aver vinto una causa legale per stampare libri contro Johannes Gutenberg, l’inventore della stampa. Nel 1632 la fiera del libro di Francoforte fu surclassata da quella di Lipsia per libri venduti, perdendo importanza. Poi, dopo la seconda guerra mondiale e la divisione della Germania in due Stati, Lipsia è finita sotto il regime comunista della Ddr. E allora nella parte occidentale dal 1949 la Repubblica federale tedesca ha deciso di organizzare la grande fiera nella città con la maggiore tradizione letteraria: Francoforte sul Meno.
Grazie per il momento Alessandro Barbero, ma hai dimenticato di dire «spranga». Se la Buchmesse è la fiera più importante d’Europa perché non l’ho mai sentita? Perché è una fiera dedicata principalmente agli addetti ai lavori: ogni anno a Francoforte sul Meno si riuniscono migliaia di editori, autori, agenti letterari e società che producono contenuti multimediali (film, podcast, serie tv) per comprare diritti d’autore, scambiarsi idee e discutere delle ultime tendenze nel mondo letterario. Nei dieci padiglioni della Buchmesse ci sono almeno novemila espositori e oltre trecentomila visitatori specializzati, divisi per Stato o per area di interesse. Quest’anno si terrà dal 16 al 20 ottobre.
Per favore smettila di dire Francoforte sul Meno. Non basta dire Francoforte? No, perché di Francoforte ce ne sono due: quella più famosa, dove si trova anche la sede della Banca centrale europea si trova lungo il fiume Meno (Main in tedesco). L’altra si chiama Francoforte sull’Oder ed è a 532 km di distanza, lungo il fiume Oder, vicino al confine con la Polonia. Se ti stai chiedendo qual è la città dove è andato Giovanni Storti mentre Giacomo Poretti baciava Milena Massironi nel film “Chiedimi se sono felice” è Francoforte sul Meno.
Hai fatto bene a dirmelo perché «Io ero a Francoforte e tu l’hai baciata» è una delle citazioni più importanti del cinema italiano. Ma che c’entra Saviano? Ci arriviamo, manca un ultimo tassello. Dal 1976 gli organizzatori della Buchmesse scelgono ogni anno un paese “ospite d’onore” a cui dedicare un padiglione speciale e una grande quantità di eventi correlati per celebrare la sua letteratura. È una grande occasione per la promozione culturale nazionale. In puro stile tedesco, il paese ospite d’onore si paga da solo il padiglione e lo organizza a suo piacimento, scegliendo quali scrittori valorizzare, su quali generi puntare e quali grandi autori far scoprire o riscoprire. Quest’anno è il turno dell’Italia, che ritorna come ospite d’onore dopo il 1988.
Chi organizza questo padiglione? Il governo italiano, che ha nominato un commissario straordinario «per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell’Italia, quale Paese d’onore, alla Fiera del libro di Francoforte del 2024». Si tratta del giornalista ed ex direttore di Rai 1 Mauro Mazza che ha deciso di portare a Francoforte sul Meno cento scrittori italiani (in realtà 97 perché tre autori hanno rinunciato), ma non Roberto Saviano.
E perché? Questo è il nocciolo della polemica di questi giorni. Perché il commissario del governo Meloni non ha invitato lo scrittore italiano vivente più famoso al mondo nell’evento più importante per celebrare la letteratura italiana? Durante la conferenza stampa di presentazione alla Literaturhaus Frankfurt, Mazza ha detto di non aver invitato Saviano per dare spazio a nuove voci e a opere integralmente originali. «Abbiamo dovuto necessariamente ridurre. “Molti chiamati, pochi gli eletti”, si dice nel Vangelo. Uno dei criteri, non il principale, è stato quello di scegliere autori le cui opere fossero integralmente originali. Quindi si è fatta una scelta, non solo per l’autore che citava ma anche per altri, in questo senso», ha detto Mazza.
Qualcuno ha già detto: “Non ha capito una mazza”? O arrivo sempre dopo? Qualcuno ha detto anche di peggio. Diversi osservatori hanno commentato questa scelta definendola una vendetta per le posizioni critiche di Saviano nei confronti del governo Meloni. Lo scrittore napoletano aveva definito «bastardi» Matteo Salvini e Giorgia Meloni per le loro dichiarazioni nei confronti dei migranti, durante una puntata del programma di La7 Piazzapulita, andato in onda il 3 dicembre 2020. Meloni aveva poi querelato Saviano per diffamazione, chiedendo 75mila euro di risarcimento. In primo grado Saviano è stato condannato dal tribunale di Roma a mille euro di multa.
In effetti sembra una ripicca. Che ha detto Saviano? Ha risposto con un video su Instagram, ripreso da tutti i media: «Nella lunga lista delle persone portate (alla Buchmesse, ndr) ci sono degli intellettuali che sono tutti i giorni in televisione, sui giornali, ovunque, occupano qualsiasi spazio. Motivazioni risibili. Qual è il risultato ottenuto? Il direttore della Fiera Jürgen Boos mi ha invitato a esserci, così come l’Associazione degli Editori tedeschi, l’Associazione dei librai, nonché la tv di Stato ZDF. Ottimo lavoro Mazza. Ci hanno provato ancora a censurarmi ma non ci sono riusciti».
(L’edizione 1462 della Frankfurter Buchmesse. Il tricolore non era stato ancora inventato, ma come faccio a spiegare all’intelligenza artificiale che a quell’epoca in Italia c’erano almeno sedici regni? Immagine generata da DALL-E).
Tutto risolto allora: Saviano andrà comunque a Francoforte. Sì, ma l’Italia ha fatto una figuraccia internazionale e il governo Meloni ha collezionato l’ennesima grana mediatica sulle sue decisioni culturali dopo il caso Scurati di cui abbiamo parlato solo un mese fa. Il danno reputazionale (e speriamo non commerciale) potrebbero subirlo i tanti scrittori italiani che si presenteranno nella delegazione del governo e che rischiano di essere definiti “di parte”, distogliendo l’attenzione dalle loro opere. Non a caso, subito dopo le frasi di Mazza, lo scrittore Sandro Veronesi, vincitore per due volte del Premio Strega, ha annunciato che non andrà a Francoforte sul Meno, dichiarando di non voler cambiare idea: «Le ragioni balorde e ridicole con cui il commissario Mazza ha giustificato l’esclusione di Roberto Saviano non mi permettono di accettare l’invito che ho ricevuto. Mi dispiace molto, è la più importante fiera nel mondo. Questa volta c’era l’onore riservato all’Italia, ma ormai mi sembra che ce lo siamo giocato, non mi piacerebbe giocarmi anche il mio cambiando idea dopo quello che ho detto». Hanno disertato pubblicamente anche Francesco Piccolo e il poeta Franco Buffoni.
Non essere drastico. Chi te l’ha detto che in Germania saranno prevenuti contro il governo Meloni? Magari hanno capito le ragioni di Mazza. Tutta questa polemica è nata da una domanda di un giornalista tedesco che durante la conferenza stampa a Francoforte sul Meno ha chiesto a Mazza: «Perché non c’è Saviano nella lista degli scrittori. Forse perché è troppo critico verso il governo neofascista?». Questa è l’antifona. E negli ottanta incontri organizzati dal governo italiano alla Buchmesse dal 16 al 20 ottobre ci saranno sicuramente domande sul caso Saviano, visto che il pubblico è formato da addetti ai lavori. Quello che avrebbe dovuto essere un grande spot culturale si sta rivelando un potenziale flop. Lo avevano già capito Antonio Scurati, Alessandro Piperno e Paolo Giordano che per ragioni diverse avevano declinato l’invito a partecipare nella delegazione ben prima dell’annuncio. Su X, Giordano ha spiegato bene qual è il problema
Che ha twittato? O dovrei dire “icsato”? «La prima cosa che ho fatto dopo aver ricevuto l’invito è stata chiedere a Roberto Saviano se fosse stato invitato: no. Quindi mi sono fabbricato un impegno alternativo anch’io (c’ho judo). Purtroppo Roberto è diventato una cartina al tornasole di certi criteri politici di inclusione ed esclusione. inaccettabili nella cultura. essere ospiti alla buchmesse è un appuntamento importante per gli scrittori e le scrittrici, non esserci o rinunciare ha un costo. Non è solo una questione politica, ma di banale opportunità: credo che Roberto sia l’unico di noi ad aver parlato all’Accademia di Svezia. Come si può anche solo pensare di non invitarlo in una delegazione italiana?».
(Questa immagine avrebbe dovuto rappresentare il commissario Mazza e Saviano alla Buchmesse. Ma l’IA ha una grande nostalgia di Peaky Blinders. Come tutti noi. Immagine generata da DALL-E)
Madonna che pesanti questi scrittori. Che problema c’è? Mazza non può mettere Saviano nella lista e sanare la polemica, no? Ci ha provato, ma il suo tentativo di recuperare è stato peggiore dell’errore. In un comunicato dal sapore dannunziano Mazza ha provato a invitare Saviano nella delegazione italiana: «Il nome di Roberto Saviano non era compreso nella lista di autori presentata dagli editori per comporre la delegazione italiana alla Buchmesse di Francoforte 2024. E da parte del Commissario non si era ritenuto di alterare quella lista né con il suo nome, né con quello di altri, più o meno autorevoli o rappresentativi scrittori. Preso atto dell’odierna pur tardiva diversa indicazione di un editore, di fronte alle reazioni e a una corale levata di scudi, avendo a cuore su tutto il successo dell’Italia alla Fiera del libro di Francoforte, il Commissario spera che Saviano accetti l’invito e partecipi a uno dei nostri incontri nelle cinque giornate della Buchmesse». Tradotto: Saviano non è stato segnalato né dalla sua casa editrice, né dalla sua agenzia letteraria.
Allora così cambiano un po’ le cose. Se neanche gli editori lo hanno segnalato, che colpa ne ha il commissario? Saviano non è un autore di nicchia o una giovane promessa. Ha scritto “Gomorra” che ha venduto oltre dieci milioni di copie nel mondo. Aveva davvero bisogno di una segnalazione per essere inserito nella lista dei cento scrittori più rappresentativi da portare alla Buchmesse? Lo stesso Saviano ha risposto sul punto, dicendo: «La questione del modulo non compilato dall’editore per sottoporre la mia presenza alla Buchmesse, come tutti sanno, è una assoluta falsità. Solferino (la sua casa editrice, ndr) e Fuoriscena (la sua agenzia letteraria, ndr) non fanno capo all’Associazione italiana editori (Aie) e quindi né ora, né in altro momento avrebbero potuto proporre la mia presenza, come non hanno sottoposto all’Aie la presenza di altre loro autrici e autori che invece sono stati invitati dal commissario Mazza senza che alcun modulo sia stato mai compilato. La mia esclusione, come Mazza stesso ha motivato nel corso della conferenza stampa, è avvenuta per sua decisione e ha motivazioni che non occorre ribadire, ma che sono chiare a tutti. Non si aspettavano questa sollevazione unanime e solo per questo che ora vogliono correre ai ripari, ma è tardi e lo stanno facendo in maniera maldestra. Sono certo che questo episodio accenderà una luce anche all’estero sulla natura illiberale del governo italiano».
Vorrei dire che ha subito una mazzata, ma mi sembrerebbe di infierire. Qualcuno ha difeso il commissario? Sì, lo scrittore di centrodestra Marcello Veneziani ha scritto: «Se la censura denunciata accresce anziché diminuire fama, vendite, esposizione, elogi e notorietà, e non genera danni di alcun tipo alla presunta vittima, allora non è censura, e non è un regime (al più, nel peggiore dei casi, può essere un accrocco di idioti)». Il presidente dell’Associazione Italiana Editori Innocenzo Cipolletta ha assicurato che la selezione degli autori è stata fatta in dialogo con editori e agenti letterari, senza ingerenze politiche esterne e ha invitato a concentrarsi sulla varietà degli autori presenti.
Ho la soluzione per salvare l’onore culturale dell’Italia: licenziamo Mazza e mettiamo un nuovo commissario con una nuova lista. Non è così facile per due ragioni. La prima è che se il governo Meloni seguisse il tuo consiglio ammetterebbe la colpa che finora ha negato. La seconda ragione è che Mazza ha già sostituito a sua volta il commissario governativo alla Buchmesse. Cambiare tre volte il ruolo di un commissario che può esercitare il potere una volta ogni 36 anni (o di più perché non credo l’Italia sarà ospite d’onore nei prossimi decenni) sarebbe una farsa.
Ma come? C’era un altro commissario prima? E perché è andato via? Prima di Mazza il commissario alla Buchmesse era Ricardo Franco Levi, ex presidente dell’Associazione italiana editori ed ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio nel secondo governo Prodi, quindi nell’area del centrosinistra. A maggio del 2023, Levi si è dimesso per una dinamica simile a quella di Mazza con Saviano.
Cioè? Carlo Rovelli era stato invitato a partecipare alla cerimonia di inaugurazione della Buchmesse 2024, ma durante il Concertone del Primo Maggio 2023, lo scrittore e fisico italiano aveva criticato il ministro della Difesa Guido Crosetto sulla guerra in Ucraina. Con spirito fin troppo zelante, Levi aveva deciso di scrivere una lettera a Rovelli, revocando l’invito alla Buchmesse perché la sua presenza avrebbe portato ulteriori polemiche. A sua volta Rovelli ha pubblicato la lettera, causando giorni e giorni di polemiche e costringendo Levi a fare marcia indietro, ottenendo un nuovo invito. Dopo la gaffe, Levi si è dimesso, complice anche un articolo uscito su Libero in cui si denunciava il legame di suo figlio con la società belga, la IFC Next, vincitrice del bando per la gestione della comunicazione della missione italiana alla fiera del libro di Francoforte. Dopo le dimissioni di Levi, il governo ha nominato Mazza.
Incredibile quanto clamore per una fiera del libro. Pensavo che l’opinione pubblica sarebbe stata rapita dall’ultimo singolo di Fedez con Emis Killa. Anche se sappiamo tutti che è palesemente una copia di “Bzrp”, la canzone di Shakira contro Piqué. Nettamente migliore “Sesso e samba” di Tony Effe con Gaia. Ci rivediamo venerdì con una puntata speciale dedicata ai programmi dei partiti: sarà una scheda snella con le posizioni dei partiti sui macrotemi, così potrai farti un’idea in vista del voto dell’8 e 9 giugno. E poi lunedì proveremo a commentare il risultato del voto.