Non ho capito le pagelle dei magistrati
Il primo numero di una newsletter non si scorda mai.
Ciao, mi permetto di darti del tu. Questo è il primo numero di “Non ho capito”. È una newsletter in cui ogni lunedì ti racconto senza fronzoli la notizia di cui tutti hanno parlato durante la settimana. Ti dico quali sono i fatti principali da sapere e i dettagli non secondari che alcuni giornalisti considerano scontati.
Chiarisco subito: non è una newsletter per gli addetti ai lavori, né per chi è già immerso nel ciclo delle notizie. O forse sì. Questo contenuto è pensato per chi non ha tempo di informarsi leggendo ogni giorno i giornali (cioè quasi tutti) o quando ascolta le notizie in tv si sente escluso dai discorsi autoreferenziali dei giornalisti che si parlano addosso (cioè quasi tutti).
Mi chiamo Andrea Fioravanti e faccio il giornalista. Nei social mi trovi cercando “Florabant”. Ho lavorato in radio, in tv, in giornali di carta e ora sono il caporedattore di un giornale online. In tutte queste esperienze ho imparato quanto sia odioso far sentire a disagio le persone a cui spesso arriva l’eco dell’eco, dell’eco delle notizie, perché magari sono impegnate a studiare, lavorare, vivere.
Non voglio farti perdere tempo. Ci sono tantissime newsletter. Molte sono noiose, altre prolisse e solo alcune sono davvero interessanti. Questa non ha intenzione di battere alcun record, né di cambiare il mondo, ma solo di informarti in modo chiaro e spero veloce con una serie di domande (in grassetto nero) e risposte (in bianco). Cominciamo.
(Unsplash)
Ti prego, ti prego, ti prego. Non iniziamo con una notizia noiosissima. Ti do uno spunto: perché Greta è entrata nella casa del Grande Fratello? Perché quest’anno la nuova edizione del programma ha subito un pesante calo di ascolti. Il Grande Fratello più sobrio del solito è visto da meno di due milioni e mezzo di spettatori e sabato è stato battuto da Ballando con le stelle, programma di Rai 1. Il calo di ascolti è dovuto al nuovo stile meno sboccato e provocatorio imposto dall’amministratore delegato di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi. Per ravvivare lo share, il conduttore Alfonso Signorini ha fatto entrare nella casa del Grande Fratello Perla Vatiero e Mirko Brunetti, la coppia di ventenni (lei di Salerno, lui di Rieti) che questo giugno si è lasciata nel programma di Canale 5 “Temptation Island” a causa della tentatrice Greta Rossetti. Proprio quando i due stavano riavvicinandosi, dimenticando il recente passato, nella casa del GF è entrata Greta, che la settimana precedente aveva lasciato pubblicamente Mirko in diretta su Canale 5. La speranza degli autori del programma è che questo triangolo crei polemiche, appassioni gli spettatori, migliorando così gli ascolti.
Ok, ok, basta. Scherzavo. Spiegami questa cosa di cui hanno parlato molti media e che non ho capito: le “pagelle” dei magistrati. Come a scuola, anche i magistrati possono ricevere un giudizio periodico sul loro operato. Ne esistono di due tipi. Quello positivo si chiama «idoneo» e permette al giudice di avanzare di carriera, guadagnando di più e ottenendo incarichi prestigiosi. Il giudizio negativo invece si chiama «non idoneo» e in teoria ha effetti negativi su stipendio e carriera. Questa valutazione però non viene fatta a tutti i magistrati, ma avviene a campione, ogni quattro anni. E il 99,6% dei giudici riceve giudizi positivi. Il 27 novembre il governo Meloni ha approvato un decreto in cui si cambia questa valutazione introducendo nuovi giudizi: non ci saranno più «idoneo» o «non idoneo», ma «ottimo», «buono», «discreto», «non positivo», «negativo».
I giudici riceveranno una pagella cartacea, come a scuola? No, per ognuno di loro verrà creato un fascicolo: un file con dentro tutti gli atti pubblici firmati dal giudice e dati statistici per valutare il suo lavoro in base alla qualità e alla quantità, compresi tutti i provvedimenti adottati in maniera tempestiva o in modo anomalo.
Quali saranno i criteri per giudicare se un giudice ha lavorato bene o male? I criteri saranno quattro: capacità, produttività, diligenza, impegno. Conteranno molto la puntualità e l’assiduità nella presenza in ufficio e nelle udienze, così come la capacità di smaltire in tempi ragionevoli il lavoro di ufficio, la scrittura e il deposito dei provvedimenti, la quantità e la qualità dei casi trattati. Sarà valutato il modo in cui viene condotta una udienza e la capacità di indagare e argomentare per motivare gli atti giudiziari. Ma anche la disponibilità nel sostituire i colleghi assenti e la frequenza dei corsi di aggiornamento.
Quindi sarà il governo a giudicare l’operato dei magistrati? No, perché l’Italia è una democrazia liberale e viviamo in uno stato di diritto. Il potere giudiziario è autonomo rispetto al potere legislativo (il Parlamento) ed esecutivo (il Governo). A giudicare l’operato dei giudici sarà sempre il Consiglio superiore della Magistratura (Csm), l’organo di autogoverno del potere giudiziario, ma per farlo dovrà basarsi sui criteri stabiliti dal governo Draghi con la riforma Cartabia.
Sbagli, Draghi non c’è più da un pezzo, questo è il governo Meloni. Vero, ma queste nuove valutazioni per i giudici sono state previste da tempo nella riforma del 2022 scritta dalla ministra della giustizia Marta Cartabia, durante il governo Draghi. Il governo Meloni infatti ha approvato due decreti legislativi che introducono nel dettaglio i provvedimenti previsti da quella riforma.
Sì, ma il governo Meloni avrebbe potuto bloccare l’attuazione della riforma. Perché non l’ha fatto? Per due motivi. Primo, perché l’attuazione della riforma Cartabia è considerata dall’Unione europea una condizione indispensabile per erogare i tanti miliardi di euro previsti per finanziare il piano nazionale di ripresa e resilienza italiano. E il governo Meloni vuole questi finanziamenti. Secondo, la maggioranza di centrodestra è sempre stata a favore di una valutazione più stringente del lavoro dei magistrati. Forza Italia vorrebbe addirittura introdurre i test psicoattitudinali per verificare la capacità dei magistrati di amministrare la giustizia, rendendoli vincolanti per le progressioni di carriera. Ma la misura non è stata neanche discussa nei particolari perché non era prevista dalla legge delega.
Aspetta, ma se non è il governo Meloni a giudicare l’operato dei giudici, allora non cambia un bel niente. Sì, il CSM dovrà rispettare questi nuovi criteri di cui hai parlato, ma potrà farlo in modo blando. E invece qualcosa cambierà perché il primo voto ai magistrati lo darà il Consiglio Giudiziario, un organo consultivo all’interno del CSM ma decentrato, composto anche dagli avvocati. Quindi i giudici non saranno valutati solo dai loro colleghi.
E se un giudice riceverà un giudizio “negativo”, sarà licenziato? Non subito. Il suo operato sarà rivalutato dopo due anni dal Consiglio superiore della magistratura e non più dal Consiglio giudiziario. Ma nel frattempo il giudice potrebbe subire una sanzione: perdere il diritto all’aumento periodico dello stipendio, seguire un corso di formazione professionale, essere escluso da un incarico direttivo oppure vedersi assegnare una diversa funzione nel suo ufficio di appartenenza. Nel caso il giudizio fosse «non positivo» il suo operato sarà valutato dopo un anno.
E se un giudice riceverà un secondo giudizio “negativo”? Sarà dispensato dal servizio. Tradotto: perderà il lavoro. Ma accadrà in pochi casi e servirà sempre la controfirma del ministro della Giustizia.
Perché ai giudici non vanno bene queste pagelle, o meglio, questo fascicolo? Per una serie di ragioni. Essere valutati anche dagli avvocati nel Consiglio giudiziario potrebbe creare una serie di conflitti e ripicche tra due categorie che normalmente si incontrano/scontrano in tribunale. Secondo il procuratore di Napoli Nicola Gratteri le pagelle «spingeranno i magistrati a diventare perfetti burocrati. Il pubblico ministero non ci metterà più il cuore ed eviterà di rischiare per portare avanti un’indagine. Penserà solo a rispettare le scadenze e a tenere in ordine la scrivania».
Non ho capito neanche questa cosa del complotto dei giudici contro il governo Meloni. Dove l’ho sentita? Stiamo parlando dell’intervista al ministro della Difesa Guido Crosetto uscita otto giorni fa sul Corriere della Sera. Questa notizia è già stata masticata e digerita da molti giornali ma ci dice molto su questo scontro perenne tra politica e magistratura. In quella intervista, Crosetto ha detto due cose da segnarsi. Primo che secondo lui esiste una «opposizione giudiziaria» che da sempre ha affossato i governi di centrodestra. Secondo, ha detto di essere venuto a conoscenza di alcune riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di «come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni».
Quindi c’è un complotto della magistratura per far cadere il governo Meloni? Lo stesso Crosetto ha chiarito in una interpellanza alla Camera dei deputati di non aver mai parlato di complotto. Ma intanto l’effetto che voleva ottenere lo ha ottenuto: per una settimana i giornali non hanno parlato d’altro. Senza dilungarci nella storia della Seconda Repubblica, se guardiamo alla storia i governi di centrodestra dal 1994 in poi non sono mai caduti per una inchiesta giudiziaria. Nel 1995 fu il leader della Lega Umberto Bossi a far cadere il primo governo Berlusconi e nel 2011 si dimise lo stesso Berlusconi alla guida del suo quarto governo.
Ma ci sono dei processi giudiziari sui membri del governo Meloni? Al momento sappiamo che la ministra del Turismo Daniela Santanché è indagata dalla procura di Milano per falso in bilancio e bancarotta sulla gestione di due società: Visibilia, di cui è fondatrice, e Ki Group, di cui è stata socia. Mentre il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove dovrà affrontare due processi. Il primo a Biella per diffamazione ai danni del magistrato Quintino Lorelli, procuratore generale della Corte dei Conti per il Piemonte (lo definì «Capitan Fracassa della sinistra giudiziaria italiana»). Il secondo a Roma per violazione del segreto d’ufficio.
Ho la fortissima tentazione di chiederti perché è indagato per violazione del segreto d’ufficio, ma siamo al primo numero della newsletter e forse siamo andati troppo lunghi, meglio approfondire un’altra vol.. Il 31 gennaio, il deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli ha fatto una dichiarazione pubblica alla Camera dei deputati in cui attaccando alcuni deputati del Partito democratico ha rivelato dettagli di conversazioni intercettate tra l’anarchico detenuto Alfredo Cospito e alcuni mafiosi, tra cui Francesco Di Maio e Francesco Presta. Quella informazione gliel’ha passata il suo (ormai) ex coinquilino Andrea Delmastro Delle Vedove, il sottosegretario alla Giustizia. Secondo la giudice per le indagini preliminari Maddalena Cipriani, Delmastro non avrebbe potuto divulgare quelle informazioni perché coperte da segreto. E per questo ha respinto la richiesta di archiviazione della procura di Roma e lo ha rinviato a giudizio. Delmastro ha precisato in una intervista al Corriere che i documenti in questione erano etichettati per una «limitata divulgazione», ma sostiene che ciò non equivale a un segreto, in quanto sono definiti in maniera specifica dalla legge. Continuo?
No, no. Fermiamoci qui, direi che per ora basta e avanza. Dimmi solo quando torni e chiudiamola qui. Ogni lunedì mattina. Se vuoi raccomandare questa newsletter a qualcuno inoltra questo primo numero o condividi questo link: https://substack.com/@florabant. Segnalami pure errori o considerazioni superficiali. Cercando di semplificare dei concetti posso aver commesso degli errori. Se ti va, fammi sapere anche se preferisci ricevere una newsletter più lunga, più corta o se ti piace questa lunghezza. In ogni caso, grazie per la tua fiducia.