Non ho capito le polemiche su Sanremo
La prima newsletter dopo la vittoria di Angelina Mango
(Immagine generata da OpenAI’s DALL-E. Avevo chiesto di creare una immagine di Sanremo e invece è uscito San Remo)
Hanno tutti ragione. È uno scandalo. Uno SCAN-DA-LO. John Travolta non può ballare il Ballo del Qua Qua con le scarpe bianche! La vittoria di Angelina Mango è chiaramente una pubblicità occulta al frutto che non si merita tutta questa esposizione. E come ha fatto Geolier ad arrivare secondo a Sanremo? È il festival della canzone italiana, mica francese! Ma soprattutto: come cade un capolavoro? C‘è una prassi consolidata? Lo so, lo so, la settimana di Sanremo è stata difficile per tutti noi, però non creiamo ancora più confusione del dovuto. Ti stai riferendo alle tante polemiche che ci sono state nella settantaquattresima edizione del festival della canzone italiana. L‘ultima (per ora) condotta da Amadeus dopo cinque edizioni consecutive. In finale ha vinto a sorpresa la ventiduenne Angelina Mango (figlia di Pino Mango, morto nel 2014) con la canzone “La Noia”, battendo il favorito Geolier. Prometto di spiegarti quasi tutte le polemiche di questi giorni sanremesi senza farti perdere tempo. Ma non ho idea di come cada un capolavoro. Bisogna chiedere a chi ha scritto il brano de “Il Volo”.
Ok, iniziamo da Geolier. Come si pronuncia? Tipo Gioiellier? Non è bastato ai francesi rubarci la Gioconda, ora colonizzano pure Sanremo. Allora prima di tutto Geolier è un cantante italianissimo, visto che è di Napoli, ed è arrivato secondo al festival con la canzone “I p‘me tu p‘te”. "Geôlier" in francese vuol dire carceriere, o meglio “secondino” ed è il nome d‘arte che ha scelto il ventitreenne Emanuele Palumbo per omaggiare Secondigliano, lo storico quartiere di Napoli nord dove è nato e cresciuto, visto che i suoi abitanti vengono chiamati “secondini”. Geolier si pronuncia “joliè” o “sjolié” se vuoi apparire più parigino, oppure “jolieerr” se vuoi pronunciarlo come i suoi fan più accaniti.
Ah, ma se è napoletano perché ci sono state tutte queste polemiche? Mica è di San Marino. In quel caso ci sarebbe stato anche un conflitto di santità, come è successo al duo dei Santi Francesi, giustamente puniti al televoto per la loro blasfemia. Ci sono state due grandi polemiche su Geolier, una prima del festival e una durante. Prima della gara Geolier è stato criticato perché ha presentato una canzone con il testo quasi interamente napoletano. Solo una parte del ritornello non era in dialetto (“a tutte le cose che ho fatto/ e a tutte quelle che ho perso/ non posso fare nient‘altro”). Questa scelta fatta consapevolmente da Geolier per celebrare Napoli e la napoletanità ha creato qualche polemica sull‘opportunità di includere brani in dialetto in un festival che si autodefinisce “della canzone italiana”.
Ma il regolamento impedisce di cantare totalmente in napoletano? La pagina nove del regolamento del festival è ambigua perché stabilisce che «il testo delle canzoni in gara dovrà essere in lingua italiana» però si considera italiano anche il testo con «parole e/o locuzioni e/o brevi frasi in lingua dialettale e/o straniera (o di neo-idiomi o locuzioni verbali non aventi alcun significato letterale/linguistico), purché tali da non snaturarne il complessivo carattere italiano, sulla base delle valutazioni artistiche/editoriali del Direttore Artistico». Tradotto: quest‘anno Amadeus ha deciso che il testo di “I p‘me tu p‘te” non snatura l‘italianità del pezzo, l‘anno scorso invece aveva escluso Geolier, appellandosi proprio al regolamento. Lo ha rivelato lo stesso cantante a giugno 2023, durante un evento al teatro San Carlo di Napoli: «Dovevo cantare a Sanremo “Chiagne” con Lazza, ma mi hanno detto che un minuto e quindici secondi di napoletano erano troppi, dovevano ascoltarci anche a Milano, a Bergamo».
Perché secondo te Amadeus ha cambiato idea? Prima del Festival nessuno conosceva Geolier. “Nessuno” proprio no. Gli under 30 lo conoscono benissimo, compresa una delle nostre abbonate, Letizia, che compie gli anni oggi (auguri). Geolier è il secondo cantante italiano più popolare di Spotify con 6 milioni di ascoltatori mensili (il primo è Sfera Ebbasta con 7,9 milioni) e il suo secondo album “Il coraggio dei bambini” è stato il più venduto nel 2023 con oltre duecentomila copie. Come l‘anno scorso con Lazza, Amadeus ha incluso tra i partecipanti il rapper più ascoltato dai giovani italiani. E non solo, visto che è uno dei due cantanti italiani nella classifica delle 50 canzoni al mondo più ascoltate al momento su Spotify (l‘altro è Mahmood con “Tuta Gold”). Molte delle polemiche sui tanti voti che ha ricevuto in gara sono degli stessi giornalisti che non avevano capito quanto fosse famoso tra i giovani. Il nostro lavoro dovrebbe essere spiegare le tendenze, non rincorrerle. Ma questa è un‘altra storia.
Infatti ho sentito le critiche al televoto, ma non ho capito: Geolier ha truccato le preferenze? Mi è difficile spiegare seriamente una polemica del genere, ma ci provo. Nei giornali e nei social alcuni hanno contestato Geolier perché è stato il cantante più televotato nella storia di Sanremo. Sì, hai letto bene, come se fosse una colpa. Per farti capire le proporzioni del fenomeno, solo nella serata di mercoledì 7 febbraio ha conquistato più televoti di tutti gli altri quattordici concorrenti che si sono esibiti sul palco, in base a quanto rivelato da Paolo Giordano giornalista del quotidiano “Il Giornale”. E nella finalissima di sabato tra i primi cinque classificati ha ottenuto il 60% dei voti da casa (Angelina Mango solo il 16,1%). Non ha vinto solo perché contemporaneamente è stato il meno votato dalla sala stampa (solo 1,6%). Per la finale il regolamento prevedeva un mix di televoto (34%), sala stampa (33%) e giuria delle radio (33%). Quindi il pubblico lo ha votato in massa, mentre giornalisti e in parte radio lo hanno snobbato. Non è la prima volta in cui i giornalisti determinano la vittoria di Sanremo, danneggiando il preferito dal pubblico: è successo anche nel 2019 quando l‘allora poco conosciuto Mahmood batté il cantautore romano “Ultimo”, che non la prese benissimo.
(Immagine generata da OpenAI’s DALL-E. San Remo e San Romolo)
Perché i giornalisti lo hanno snobbato? La canzone era brutta? Tutt‘altro. La canzone è piacevole e facilmente comprensibile dopo il secondo ascolto. La polemica di alcuni giornalisti contro Geolier sul televoto è esplosa solo dopo la serata di venerdì, quella delle cover, in cui il cantante napoletano è arrivato primo nonostante un medley non eccezionale con Gigi D‘Alessio e i rapper Luché e Gué Pequeno. La premiazione è stata fischiata da molti spettatori del teatro Ariston di Sanremo che hanno abbandonato il loro posto in segno di protesta. Addirittura la giornalista Marzia Forni di Pavia Uno Tv (sì, esiste) ha chiesto a Geolier in una conferenza stampa: "Non ti senti di aver rubato un po‘ la vittoria?”. Questo perché molti speravano vincesse quella serata Angelina Mango che ha cantato “La rondine”, lo storico successo di suo padre Pino, scomparso nel 2014 quando lei aveva tredici anni. L‘esibizione di Angelina non è stata tecnicamente perfetta (erano nettamente migliori quelle di Mahmood, Annalisa e Santi Francesi) però è stata emozionante per chi si è immedesimato nel dolore di una figlia che perde il padre. Che Angelina fosse la preferita dei giornalisti lo si è capito dal fatto che ha vinto anche il premio “Lucio Dalla”, dato dalla Sala Stampa.
Felicissimo per lei, ma qual è l‘accusa concreta contro Geolier? Essere popolare? Alcuni critici hanno accusato Geolier di aver organizzato in anticipo una massiccia votazione a suo favore andando nelle scuole, nei quartieri di Napoli (qualsiasi cosa voglia dire) e facendo tutorial su Instagram su come votare con sim diverse. Sono apparsi tanti video nei social dei suoi sostenitori che invitavano a votarlo in nome di Napoli e della napoletanità (qualsiasi cosa voglia dire).
Ma secondo te ha truccato il voto? No, spiegare su Instagram come si vota non è un reato, visto che io ho provato due sere di fila a votare i Ricchi e Poveri e non ci sono riuscito. Se il regolamento di Sanremo prevede il televoto perché non sfruttarlo al massimo? Le persone che hanno votato Geolier in massa non sono state costrette. E se uno ha scelto di comprarsi 5 sim spendendo per ogni 5 votazioni 50 centesimi chi siamo noi per giudicarlo? Sicuramente non io che ho speso 200 euro per comprare le magliette di Lukaku e Onana quando erano all‘Inter. E poi: anche ammettendo che Geolier avesse ordito un complotto per ricevere milioni di voti da tutta Italia bisognerebbe dargli un ministero per la capacità di organizzazione ed esecuzione. Il vero scandalo è un altro, che non abbia vinto la canzone più bella di tutte: “Click Boom” di Rose Villain.
Fortuna che non eri in giuria. Perché secondo te c‘è tutta questa antipatia verso Geolier? Perché è meridionale? Molti hanno parlato di un sentimento anti meridionale da parte di mass media, utenti social e in generale italiani del centro nord Italia, ma non è così. Cioè il sentimento antimeridionale esiste eccome, come abbiamo visto qualche newsletter fa, ma secondo me non c‘entra con questa vicenda. Se vogliamo giocare a giochi senza frontiere ti ricordo che Angelina Mango è di Potenza, in Basilicata, e tanti cantanti del sud Italia sono stati coccolati dalla stampa in questa edizione nonostante esibizioni non eccezionali: Emma, Alessandra Amoroso, i Negramaro. Invece sono stati snobbati dai giornali e dal pubblico tanti cantanti del nord Italia (Sangiovanni, la SAD, Fred De Palma, Renga e Nek). E chi ha creato più polemiche politiche per aver cantato in arabo sul palco di Sanremo durante la serata delle cover è il milanesissimo Ghali, cresciuto nel quartiere Baggio.
Va bene, non è antimeridionalismo in senso stretto, è più un sentimento anti napoletano. Te la sarai data una spiegazione di questo astio verso di lui? Razionale no. Ma ho due possibili interpretazioni: una semi-razionale e una pseudo razionale. Da quale parto?
Partiamo dalla argomentazione pseudo razionale. La cultura napoletana non è come quella valdostana, marchigiana o friulana. Non si accontenta di rimanere nel recinto locale della tradizione orale, dei proverbi e di tutte quelle caratteristiche che perdono attrattività una volta superato il confine cittadino e regionale. Parliamo di una cultura talmente viva, connessa al presente, vasta per contenuti e interpreti da rinnovarsi nel tempo, mantenendosi un microcosmo autosufficiente. Napoli si considera sempre qualcosa di diverso dal resto d‘Italia, fa parte della sua identità. E fin quando la cultura napoletana rimane innocua e non dominante, da molti italiani viene vista positivamente come eccentrica e arricchente, ma sempre come qualcosa di esterno. Totò, Peppino, Pino Daniele, Troisi fanno parte del nostro immaginario, ma non sono percepiti da tutti come simbolo dell‘italianità, bensì della napoletanità. A Sanremo vale lo stesso discorso: nelle 74 edizioni ci sono sempre state canzoni napoletane (Nino D‘Angelo, Maria Nazionale e tanti altri) che però non hanno mai avuto l‘ambizione di vincere perché rappresentavano una sorta di testimonianza locale. Il fatto che una canzone interamente napoletana, non comprensibile al primo ascolto, fatta per giunta da un giovane rapper potesse vincere il festival della canzone italiana ha dato fastidio a molti perché hanno percepito questa diversità come escludente. Non si sono sentiti inclusi.
(Immagine generata da OpenAI’s DALL-E. Angelina Mango secondo l’intelligenza artificiale)
Non ho capito, l‘hai presa troppo alta stavolta. Spiegati meglio. La faccio breve e poco filosofica: a molti non è piaciuta l‘operazione culturale di Geolier di imporre la napoletanità come competitiva rispetto all‘italianità. Per me è un errore di comunicazione dello stesso Geolier che ha puntato troppo sul senso di rivalsa dei napoletani, alimentando il sentimento vittimistico e paranoico contro il resto d‘Italia che vediamo spesso nei tifosi del Napoli. Prima del Festival in un‘intervista a La Stampa, Geolier ha detto: «Sono una bandiera della mia città e la sola cosa che mi interessa è far arrivare Napoli dappertutto», come se dopo Totò, De Filippo, Troisi e Pino Daniele avessimo bisogno di lui per capire cos‘è la napoletanità. Come se “Gomorra”, “Mare fuori”, Sorrentino, Liberato e Tropico, con dosi di talento diverse, non avessero già riportato un certo amore artistico per Napoli. Questa operazione culturale comunicata così male da Geolier, unita ai sorprendenti numeri del televoto, ha fatto pensare erroneamente a una sorta di colpo di stato musicale. Come se i napoletani volessero imporre il loro vincitore. Ovviamente è ‘na strunzata perché nei fatti Geolier è stato votato in massa da tutta la penisola. Non è un cantante solo napoletano, ma dei giovani. Ma hanno fatto notizia solo i video dei tanti napoletani che invitavano in modo colorito a votare per il loro beniamino. L‘astio deriva dalla percezione sbagliata, ma anche dal meccanismo del televoto che non piace alla stampa musicale, gelosa della sua rendita di potere a Sanremo.
Forse Geolier intendeva dire che voleva rappresentare l‘essenza della napoletanità e che il suo linguaggio è quello napoletano perché così racconta meglio la sua realtà. Qual è il ragionamento semi razionale per spiegare l‘astio contro di lui? A molti ha dato fastidio che un rapper potesse vincere seriamente con una canzone lontana dallo stile tradizionale sanremese. Se ci pensi è lo stesso problema che ha avuto Lazza l‘anno scorso. Anche nel 2023 aveva creato qualche malumore prima della finale a causa del suo successo col televoto, ma la polemica non era scoppiata perché fu battuto dalla tradizionalissima “Due vite” di Marco Mengoni, salvando capra e canone.
Ma prima hai citato la vittoria di Mahmood contro Ultimo nel 2019. “Soldi” non mi sembra una canzone tipica sanremese. Vero, e quella vittoria ha cambiato a modo suo la tradizione di Sanremo, aprendola alla contemporaneità, ma se la riascolti ti accorgerai che non è una canzone rap come quelle di Lazza e Geolier. Dagli anni Duemila il rap e poi l‘hip hop sono passati da riserva indiana a mainstream, senza però conquistare mai il Festival. Nel paese reale la maggioranza delle persone ascolta i rapper da decenni senza farsi tutti questi problemi. Invece Sanremo è Sanremo, in tutti i sensi. Con le sue scelte artistiche Amadeus ha allargato sempre di più il perimetro del “tradizionale”, ma forse certa stampa non era pronta a incoronare vincitore un rapper, dando così totale dignità al genere. In ogni caso Geolier ha già vinto perché tutti parlano e parleranno di lui. E non dovrà portarsi dietro le polemiche per una vittoria che molti avrebbero definito come immeritata. Ha vinto lui, ha vinto Angelina Mango. L‘unico che ha perso è John Travolta, che non ritrova più la sua dignità dopo il ballo del qua qua.
Ah, giusto! Spiegami velocemente la questione delle scarpe di John Travolta. Non ho capito cos‘è successo. Durante la seconda serata del Festival di Sanremo, l’ospite d’onore John Travolta ha eseguito dei passi di danza sul palco dell'Ariston rievocando scene famose dai suoi film "La febbre del sabato sera" e "Pulp Fiction", accompagnato da Amadeus. Le sue scarpe bianche, della azienda italiana U-Power di cui è testimonial, sono state più volte inquadrate dalle telecamere. Questa attenzione particolare ha sollevato sospetti di pubblicità occulta, dato che la Rai solitamente nasconde i loghi dei brand con cui non ha accordi commerciali. Inoltre poco prima del ballo, Amadeus si è tolto le sue scarpe eleganti per ballare coi calzini sul palco, mentre Travolta no. Sembra un gesto innocuo ma agli spettatori più attenti è sembrato un messaggio implicito allo spot della U-Power in cui Travolta dimostra a Gerard Butler che con le scarpe antifortunistiche si può lavorare e allo stesso tempo ballare, perché sono versatili.
Come si è difesa la Rai? In conferenza stampa, Amadeus e i dirigenti Rai hanno dato diverse versioni. Prima hanno detto che Travolta è arrivato all’ultimo minuto in camerino e nessuno ha avuto il tempo di notare le marche di scarpe poco note. Poi hanno dato colpa a un assistente di studio che ha avuto soggezione di Travolta e non ha messo lo scotch nel logo delle scarpe. Quindi si è trattato di una questione di tempo o dell’errore di un dipendente? Ci sono almeno altre tre cose che non tornano.
(Immagine generata da OpenAI’s DALL-E. L’intelligenza artificiale si è rifiutata di mettere una papera nell’illustrazione per non rovinarci il bellissimo ricordo di Pulp Fiction)
Quali? Sempre in conferenza stampa, Amadeus ha smentito di aver pagato un cachet di 500mila euro a Travolta, rivelando che è stato lo stesso attore americano ad essersi autoinvitato qualche giorno prima perché si trovava in Francia, chiedendo solo un rimborso spese per lui e il suo entourage. Ma Selvaggia Lucarelli ha mostrato una mail marketing inviata da U-Power il 1 febbraio in cui si annunciava la comparsa a Sanremo di una “speciale star”, contestualmente alla campagna media prevista per il lancio delle scarpe bianche, le stesse che indossava John Travolta. Non a caso il giorno del balletto incriminato, il patron di U-Power Franco Uzzeni e Michela Uzzeni, la direttrice generale marketing erano seduti in prima fila nella platea dell’Ariston. E anche loro indossavano le stesse scarpe. Secondo alcuni critici la U-Power avrebbe pagato il cachet in cambio della pubblicità occulta. Non ci sono prove, ma ho un dubbio: perché Travolta avrebbe dovuto autoinvitarsi per partecipare gratis a Sanremo?
Se è per questo è incomprensibile anche il motivo per cui ha fatto il Ballo del Qua Qua. Magari è stato rapito contro la sua volontà. Amadeus ha svelato che Travolta era pienamente informato riguardo lo sketch, inclusa la parte del Ballo del Qua Qua eseguito fuori dall'Ariston con Fiorello, confermando che tutti i particolari erano stati accuratamente discussi anche nel camerino, prima dell'esibizione. Secondo Amadeus Travolta ha cambiato idea, eseguendo in modo svogliato lo sketch. La stessa versione è stata confermata da Fiorello dopo aver ricevuto il tapiro d’oro da Striscia la notizia, il celebre programma satirico di Canale 5.
Ma scusa, Amadeus non aveva detto che Travolta era arrivato pochi minuti prima dell’esibizione e per questo nessuno ha avuto il tempo di mettere lo scotch nelle scarpe? Le due versioni non coincidono, ma la speranza di Amadeus è che tutto finisca nel dimenticatoio. Compreso la frase “don’t worry be happy” pronunciata dal conduttore durante il Ballo del Qua Qua, casualmente il claim di U-Power. Tante cose non tornano, ma almeno in Rai non se ne parlerà più visto che Travolta non ha firmato la liberatoria per il video della sua esibizione. Oserei dire per fortuna. Sua e di tutti noi, compreso Amadeus.
Aspetta, ma perché è già finita la newsletter? Mancano ancora le polemiche sull'arabo di Ghali, Dargen D'Amico, il Moro gate di Diodato e lo pseudo plagio di Alfa. Non mi dire che devo aspettare una settimana. No, ma la newsletter speciale sulle rimanenti polemiche sanremesi sarà solo per gli abbonati. Se ti va di abbonarti riceverai cinque newsletter al mese invece delle solite quattro. Sotto ti spiego come si fa. Altrimenti ci vediamo la prossima settimana!
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